Chirurgia della cataratta e occhio secco

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La sindrome dell’occhio secco è un problema più serio di un semplice disturbo occasionale e la qualità di vita di chi ne soffre può risultare notevolmente compromessa.

A cosa è dovuto?

La prevalenza di questa problematica è in grande aumento nei paesi industrializzati; in parte dovuto all’uso di pc e smartphone, in parte all’abuso di lenti a contatto e in parte ai sistemi di climatizzazione artificiale1.

L’utilizzo continuo di device tecnologici, correlato ad un aumento del tempo di apertura degli occhi, ma anche una maggiore esposizione alla luce blu, ha infatti come conseguenza una riduzione dello sbattimento delle palpebre che comporta una maggior secchezza oculare.

L’aumento delle persone colpite da questa patologia ha portato negli ultimi anni ad un incremento dei presidi e dei rimedi in commercio per arginare la problematica.

In generale i sintomi più comuni che si riscontrano in questo disturbo sono: senso di irritazione, bruciore e la percezione di un corpo estraneo nell’occhio, che nel tempo può anche danneggiare la cornea e la congiuntiva se non trattato1.

È possibile sottoporsi alla chirurgia della cataratta se si soffre si secchezza oculare?

La sindrome dell’occhio secco può essere acutizzata dalla chirurgia della cataratta, con un’incidenza che può raggiungere anche il 40%; tuttavia il problema può essere risolto nel giro di qualche mese2. È compito del chirurgo oculista fare un’attenta valutazione della pre-esistente secchezza oculare, limitare la rottura del film lacrimale protettivo durante l’intervento e gestire la secchezza post operatoria2.

Nella valutazione del paziente con occhio secco da sottoporre ad intervento di cataratta, il chirurgo oftalmologo deve prendere in rassegna diverse considerazioni: in primis i risultati visivi che il soggetto potrà ottenere con l’intervento (ovvero l’impatto dei risultati finali post-intervento che andranno a migliorare la vita del paziente) e in seguito la consapevolezza che il discomfort della secchezza potrà essere gestito sia in sede pre-operatoria che post-operatoria.

Sono stati condotti numerosi studi retrospettivi su pazienti con secchezza oculare che si sono sottoposti ad intervento di cataratta; di questi alcuni con precedenti patologie severe come la cheratopatia, le cicatrici corneali ed altre condizioni di comorbidità. In tutti i casi le conclusioni degli studiosi sono state a favore dell’intervento3.

Negli ultimi anni si è assistito ad un miglioramento continuo della chirurgia della cataratta, sino ad arrivare alla chirurgia mini incisionale e al femtolaser: tecniche che rendono l’operazione più confortevole, rapida e precisa.

La preparazione pre-operatoria e l’operazione.

La buona preparazione del paziente in fase pre-operatoria e la gestione delle fasi critiche intra-operatorie sono due fattori che possono ridurre drasticamente l’incidenza dell’occhio secco.

Al paziente portatore abituale di lenti a contatto sarà richiesto di evitare l’utilizzo continuativo di lenti a contatto e di non utilizzarle affatto nel periodo pre-operatorio.

Infine, è anche importante valutare col paziente eventuali esposizioni a fattori climatici ed ambientali e stili di vita che possono peggiorare la sindrome dell’occhio secco.

Dal punto di vista operatorio la scelta del tipo di intervento e la modalità di incisione possono modificare significativamente la percezione di occhio secco del paziente.

Per concludere, se un tempo la secchezza oculare poteva essere considerata un limite alla possibilità di effettuare un intervento di cataratta, al giorno d’oggi i numerosi progressi tecnologici riguardanti le tecniche operatorie hanno permesso ai pazienti di poter accedere con serenità alla chirurgia.

L’intervento di cataratta è un’operazione dai tempi brevi, sicura, indolore e dal  recupero molto rapido, oltre ad essere l’unico trattamento risolutivo al problema della cataratta2.




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