Cataratta pediatrica: quando l’età conta davvero poco

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La cataratta consiste nell’opacizzazione del cristallino, la lente situata all’interno del nostro occhio.

Nel mondo si stima che il problema rappresenti una delle cause più frequenti di cecità nell’infanzia1.

Se non curata, la cataratta può compromettere il normale sviluppo della vista, e di conseguenza portare ad emarginazione sociale e disagi economici, dovuti alle conseguenti spese sostenute dalle famiglie.

L’incidenza della cataratta congenita è in media di 1,71:10000 nati vivi, di cui i 2/3 si presentano bilaterali e le cause sono numerose e non sempre note2.

Un terzo dei casi risulta essere ereditario, in altri casi invece, la causa non è apparente2.

La cataratta congenita può essere monolaterale, ovvero interessare un solo occhio, o bilaterale, per entrambi.

Uno dei primi segnali della presenza di questo problema è la leucocoria, o riflesso bianco della pupilla, spesso notato dagli stessi genitori durante lo scatto di una foto o quando l’occhio è colpito in modo particolare dalla luce.

La diagnosi precoce permette di intervenire chirurgicamente e risolvere la cataratta riducendo il rischio di ambliopia o di occhio pigro.

Un’altra problematica che può emergere nel caso in cui la cataratta interessi solo uno degli occhi è lo strabismo, o deviazione dell’occhio interessato; mentre nelle forme bilaterali può associarsi il nistagmo, un movimento rapido e involontario degli occhi.

Il trattamento è chirurgico ed è completamente risolutivo (consiste nella rimozione chirurgica del cristallino e nell’impianto di un cristallino artificiale, nei tempi appropriati).

L’operazione è necessaria poiché non esistono terapie mediche alternative che possono guarire la cataratta e il mancato intervento comporta, in tempi variabili da soggetto a soggetto, la perdita pressoché totale della capacità visiva.

Esistono numerosi registri in tutto il mondo dove sono stati monitorati i dati epidemiologici di tutti pazienti pediatrici che si sono sottoposti a questo intervento. Da alcuni di questi registri nord europei emerge che la maggior parte dei pazienti viene operato prima dei 3 mesi di vita e la metà entro un anno di vita3.

Nei pazienti pediatrici, la diagnosi precoce è davvero fondamentale per preservare la vista1.

Come riconoscere la cataratta nel bambino?

La cataratta congenita si presenta dalla nascita oppure nei primi mesi di vita.

Il modo più comune con cui i genitori si accorgono del problema è quando nelle fotografie un occhio del bambino appare più opaco, come il classico effetto degli occhi rossi, ma localizzato su un solo occhio.

L’altro sintomo piuttosto comune, che però si nota con qualche mese di ritardo e specialmente se la cataratta è monolaterale, è lo strabismo. Il bambino compensa infatti l’ipovisione con un accomodamento diverso.

In Italia, il test del riflesso rosso fa parte dello screening neonatale pediatrico; la procedura non è effettuata da tutti i pediatri ma i genitori possono richiederlo, specialmente se hanno dei sospetti. Può essere fatto già dalla primissima visita pediatrica, quella successiva alle dimissioni post-partum.

Alcune cataratte pediatriche, tuttavia, non necessitano di intervento chirurgico; queste sono definite ‘cataratte leggere’ e per la loro gestione è previsto sia un lungo monitoraggio delle condizioni del piccolo che alcune accortezze per evitare il fenomeno dell’occhio pigro.

Altri tipi di cataratte, vanno invece risolte subito dopo la diagnosi.

La cataratta pediatrica è completamente risolvibile con l’intervento chirurgico se questo viene effettuato con tempestività1.

L’intervento è molto simile a quello dell’adulto, ma trattandosi di neonati è sicuramente più complesso e delicato. Ci sono chirurghi oculisti specializzati proprio in cataratta congenita neonatale, l’ideale è affidarsi a loro. L’intervento nel neonato consiste nella rimozione del cristallino, che non viene sostituito con il cristallino artificiale almeno entro i primi 12-18 mesi di vita del bimbo.

In questi casi dopo l’intervento, è prevista una terapia riabilitativa per l’occhio privato del cristallino prima di inserire, in un secondo tempo, il cristallino artificiale sostitutivo.

La corretta gestione del decorso post-operatorio nei bambini è importante tanto quanto l’intervento stesso; ecco perché, se possibile, è preferibile affidarsi a Centri di eccellenza distribuiti sul territorio. Merita infine una considerazione il fatto che esistono quadri sindromici associati alla cataratta congenita che necessitano di essere valutati da persone esperte. L’esperienza del Centro a cui si farà riferimento è quindi un importante criterio di scelta.

Bibliografia

 

  1. Khokhar SK, Pillay G, Dhull C, Agarwal E, Mahabir M, Aggarwal P. Pediatric cataract. Indian J Ophthalmol. 2017 Dec;65(12):1340-1349.
  2. Sheeladevi S, Lawrenson JG, Fielder AR, Suttle CM. Global prevalence of childhood cataract: a systematic review. Eye (Lond). 2016 Sep;30(9):1160-9.
  3. Magnusson G, Haargaard B, Basit S, Lundvall A, Nyström A, Rosensvärd A, Tornqvist K. The Paediatric Cataract Register (PECARE): an overview of operated childhood cataract in Sweden and Denmark. Acta Ophthalmol. 2018 Feb;96(1):51-55.



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